martedì 18 giugno 2013

Omologazione: la "setta" degli yes men


Il leader, il guru, il predicatore, il ciarlatano, il guaritore e i numerosi  loro "compagni di merende" diventano tali e soprattutto mantegono questo ruolo perchè qualcuno glielo consente. E' fuori dubbio che vantino delle qualità di persuasione innate e sfruttate ad arte, come un fascino carismatico inebriante, ma a nulla servirebbe tutto questo senza un "popolo di seguaci" pronti a legittimarne con costanza e abnegazione il ruolo. 
Attraverso un processo di spersonalizzazione si delinea un'unica entità, in cui l' individualità lascia volontariamente il posto alla massificazione.
 Mi riferisco a sette, comunità, gruppi, chiamateli come meglio ritenete, in cui migliaia di adepti riescono a dare un senso alla loro vita e alle loro azioni solo attraverso un'omologazione del pensiero. Ogni pastore ha un proprio gregge, ogni guru ha un proprio seguito, uomini che come pecore perdono la propria autonomia per uniformarsi al gruppo, trovando nel conformismo una nuova identità. Il senso della vita? Non rischiare, non assumersi responsabilità, non scegliere, non distinguersi. 
E da questa omologazione del pensiero scaturisce un fenomeno ancora piu' complesso e pericoloso, l'omologazione nella comunicazione: simboli, immagini, slogan diventano gli unici mezzi identificativi di un'appartenenza, senza lasciare spazio alla creatività, alla sorpresa, alla improvvisazione e all'originalità.
Fenomeno questo che si rischia di incontrare anche nell'improprio uso dei social e di internet come strumenti di comunicazione e informazione:notizie copiate, redatte in maniera semplicistica, assenza di ricerca e approfondimento. parliamo tutti la stessa lingua o meglio ancora usiamo tutti sempre le stesse parole ... Anche questa è omologazione o omogeneizzazione e livellamento del pensiero, che rende impossibile una prospettiva critica. Dalla comunicazione verticale (leggo un libro, approfondisco un argomento) rischiamo di passare a una comunicazione orizzontale (navigo su Internet, vedo tutto ma in fondo non so niente).
La foto che ho scelto per questo post credo sia la piu' rappresentativa del non volersi distinguere e del peggior processo di omologazione che ha condizionato gravemente il sistema globale, economico e sociale. Non siamo di fronte a poveri uomini sempliciotti, ma ai cosiddetti businessmen, ben adeguati alle logiche di interesse e di potere di chi sta sopra di loro. Sono gli yes men, servili e sottomessi, gratificati dall'approvazione di quell'occhio che scannerizza i loro abiti, le loro ventiquattrore, ma non i loro pensieri e le loro azioni
Un occhio cui sono devoti e che riconoscono come giudice e guida

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