venerdì 24 maggio 2013

BOICOTTARE ABERCROMBIE? SICURAMENTE LASCEREI A CASA IL SUO CEO

Prendo spunto dalla lettera di Sara Taney Humphreys attrice e scrittrice, ex ragazza grassa, indirizzata al Ceo di Abercrombie, Mike Jeffries, per aggiungere anche un mio personale pensiero in merito alla infelice uscita di costui: "...In ogni scuola ci sono i ragazzi popolari e fighi, e poi quelli non così tanto fighi. E, dovendo essere sinceri, noi ci occupiamo dei ragazzi fighi, quei ragazzi attraenti che hanno un certo tipo di atteggiamento e un sacco di amici. Molte persone, semplicemente, non entrano nei nostri vestiti e non ci entreranno mai. Escludiamo della gente? Certamente..."
La lettera merita di essere letta tutta, ne cito solo qualche passaggio
"...Si vergogni, Mr. Jeffries. Si vergogni per il messaggio che sta mandando ai giovani. Il messaggio che sta inviando è riprovevole ed è lo spreco spaventoso di un’opportunità. Avrebbe potuto usare il suo potere per promuovere tolleranza e amore. Invece, ha scelto di promuovere e sostenere i bulli. La sua campagna sta dicendo ai nostri giovani che è accettabile escludere qualcuno a causa delle dimensioni del suo corpo. Da quando l’essere magri ha reso qualcuno una brava persona?... credo che un sano boicottaggio vecchio stile di Abercrombie & Fitch sarebbe il modo perfetto per mostrare a lui come la maggior parte di noi si sentono. I miei figli non comprano da Abercrombie. Non potrò mai spendere un centesimo in quel negozio e dirò a tutti quelli che conosco di boicottare Abercrombie & Fitch. Mostrare loro che i bulli non vincono...".
Boicottare un marchio come Abercrombie è possibile?
Sicuramente lo meriterebbe e forse non solo per i già validi motivi fatti presenti nella lettera di Sara Taney Humphreys, ma pr ragioni ancor piu' gravi ( se queste già non bastassero)
Ci sono marchi che dettano regole stabilendo cosa ci rende cool o trendy. I nostri figli indossano capi che non scelgono, che credono di amare, ma che in realtà vengono loro imposti. Certo è sempre stato così, ogni generazione si è indentificata con un proprio look, con la propria musica e così via, ma ciò che oggi ritengo sia fuori luogo e non tollerabile è che certe mode abbiano costi pazzeschi e che noi per primi accettiamo di vestire i nostri figli con capi che costano il piu' delle volte metà dello stipendio di un operaio. Ne siamo consapevoli e lo facciamo di proposito con la falsa illusione di tenere i nostri figli lontani da problematiche che non vorremmo li riguardassero, come l'attuale situazione di disagio economico  e sociale.
Non è così purtroppo, prima o poi dovranno cozzarci contro e noi non li abbiamo preparati, li mandiamo allo sbaraglio, convinti che basti una felpa Abercrombie a fare loro da scudo di protezione.
E' così che creiamo degli infelici, degli insoddisfatti, degli individui incapaci di scegliere, privi di qualsiasi pensiero autonomo e propositivo. Credevano di essere fighi...
Non sarà facile fargli capire che l'essere figo è la prerogativa di colui che è libero di scegliere.
E' evidente che ragazzi belli con un fisico perfetto e statuario sono ideali per promuovere un linea di abbigliamento, ma non per promuovere l'idea dell'essere "giusti", "in"  e "cool".
L'esclusività di una linea di abbigliamento rende "fighi"? Caro Mr.Jeffries se tutto fosse così semplice! 

Nessun commento:

Posta un commento